venerdì 22 ottobre 2010

La Seconda Conferenza nazionale sull'efficienza energetica

                         
Da alcuni anni gli Amici della Terra, di cui mi onoro di far parte, stanno realizzando una serie di incontri, conferenze, convegni a tema, che col passare del tempo assumono una rilevanza, un livello qualitativo ed un riscontro – per fortuna – sempre maggiori.

Ciò è senza dubbio non dovuto al caso ma ad un costante impegno, ad una professionalità, un’accuratezza nelle ricerche e un’obiettività delle analisi, opportune e quanto mai attuali nelle scelte sulle problematiche da affrontare.
L’ultima delle tante iniziative si è tenuta martedì 19 ottobre a Roma nella Sala Conferenze di piazza Montecitorio dove appunto è stata organizzata la Seconda Conferenza nazionale sull’efficienza energetica sul tema: “Integrare l’efficienza energetica con le rinnovabili”.

Nell’occasione è stato presentato dagli Amici della Terra un corposo Rapporto dal titolo: “Prospettive delle politiche di efficienza energetica. Opportunità per l’Italia” a cura di Andrea Molocchi in collaborazione con Monica Tommasi.
Per ragioni di completezza chi volesse potrà interamente consultarlo cliccando qui .

Il testo prende spunto da un dato di fatto: è in corso un cambiamento climatico che richiede una risposta a livello globale. Le emissioni di gas serra debbono ridursi al più tardi entro il 2020 e raggiungere almeno il 50% dei livelli del 1990 entro il 2050.
Che fare?
Secondo Giovanni Milani, amministratore delegato di Enipower SpA, le stime mostrano come, ancora al 2030, i combustibili fossili continueranno a coprire l’80% del fabbisogno energetico del pianeta.
Non esistono ad oggi di fatto alternative più economiche e di più semplice utilizzo. Questo significa che se da un lato l’uomo dovrà sforzarsi di ampliare la ricerca sulle nuove fonti energetiche, dall’altro sarà indispensabile, nell’immediato, concentrarci sulla strada dell’efficienza che presenta ancora grandi margini di miglioramento e rappresenta da sola forse la risposta più concreta alla riduzione delle emissioni.

Un primo dato d’interesse che emerge dal Rapporto degli Amici della Terra evidenzia come nonostante l’Italia risulti ancora oggi tra i primi Paesi europei in termini di efficienza energetica addirittura davanti a Spagna, Germania e Francia, tale posizionamento va interpretato più per quanto fatto dal nostro paese in passato (all’epoca della prima grande crisi energetica negli anni ’70) che per quanto essa abbia realizzato negli ultimi anni.
Questo significa che non possiamo continuare a guardarci allo specchio ma dobbiamo piuttosto agire.

Sempre in base alle stime del Rapporto AdT il complesso dei consumi energetici nel nostro Paese ammonta a 161 miliardi di euro, di cui 119 dovuti alle attività produttive (agricoltura, industria e servizi) 33 miliardi dovuti ai consumi delle famiglie e 8 miliardi a causa delle esportazioni.
Nel 2009 la legge “sviluppo” aveva previsto che il Ministero dello Sviluppo Economico varasse un Piano straordinario per l’efficienza e il risparmio energetico entro la fine dello stesso anno. Ad oggi stiamo ancora aspettando.

Sul piano produttivo e tecnologico tuttavia l’Italia risulta già in grado di apportare significative trasformazioni:
- In edilizia, settore nel quale probabilmente si realizzano i maggiori sprechi energetici, e forse campo nel quale il potenziale di risparmio risulta più elevato e le tecnologie molteplici: dall’impiantistica ad alta efficienza, alla scelta dei materiali in grado di ridurre le dispersioni energetiche, all’isolamento termico degli edifici, ai sistemi di illuminazione, senza dimenticare il settore degli elettrodomestici dove si sono concentrati maggiormente gli sforzi di informazione al consumatore e di incentivazione economica.
- Nel terziario (comprensivo dei settori commercio e servizi, inclusa la pubblica amministrazione) dove il maggior potenziale di miglioramento riguarda la climatizzazione mediante le pompe di calore, gli elettrodomestici e l’illuminazione.
- Nell’industria dove dovrà essere intensificata la sostituzione del parco motori elettrici con pompe, ventilatori e macchine utensili ad alta efficienza; altro intervento egualmente rilevante sarà quello volto a ridurre le perdite di rete attraverso migliorie al processo di distribuzione, al rifacimento delle linee ed all’avvicinamento degli impianti produttivi ai centri di utenza.
- Nel settore dei trasporti passeggeri, attraverso lo spostamento della domanda di mobilità verso il trasporto su rotaia, ma anche a quello pubblico su strada (autobus ecologici a basso consumo), e al settore della mobilità privata dove il regolamento (CE) 443/2009 per la riduzione delle emissioni di CO2 delle auto (obiettivo 130 gCO2/Km al 2015) sta determinando una forte accelerazione dei programmi di industrializzazione. A tal riguardo una particolare menzione merita la nostra FIAT che risulta essere prima nella graduatoria per media di emissioni CO2 (g/Km) per auto prodotte con un valore medio di 127, 8.
- Nel settore del trasporto merci che necessita, secondo Amici della Terra, interventi analoghi a quanto realizzato nel settore auto che siano di stimolo a processi virtuosi.

Il Rapporto dedica inoltre un riquadro specifico al trasporto marittimo che risulta l’unico grande settore ancora fuori dal controllo delle emissioni e che invece presenterebbe notevoli potenziali di miglioramento.

Grazie al meccanismo degli incentivi e delle detrazioni fiscali il settore dell’edilizia residenziale è senza dubbio quello dove si sono ottenuti in questi anni i maggiori risultati e non è un caso che gli Amici della Terra in occasione di questa conferenza abbiano rimarcato sul fatto che i due principali strumenti di incentivazione dell’efficienza energetica oggi disponibili nel nostro paese (detrazioni fiscali del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici, meccanismo dei certificati bianchi) si concentrino sul settore civile, mentre nel settore industriale manchino stimoli sufficienti per conseguire elevati risparmi energetici. In base all’ultimo rapporto sui certificati bianchi, pubblicato dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, appena il 15% circa dei risparmi certificati dal 2005 al 31/5/2010 riguarda l’industria, contro l’80% del settore civile.

Un importante capitolo del Rapporto è dedicato alla proposta di Confindustria per il Piano straordinario di efficienza energetica e per il quale rimando, per ragioni di spazio, alla lettura del Rapporto stesso, ma che in estrema sintesi, attraverso la sua riformulazione da parte degli Amici della Terra con l’inclusione dei benefici economici per il sistema sanitario e gli oneri pubblici relativi alle quote di CO2 presenta i seguenti risultati:
- Saldo per il bilancio dello Stato: -7,8 miliardi
- Benefici per gli utenti (risparmi economici nella spesa energetica): +25,6 miliardi

- Benefici ambientali per la collettività (al netto della componente Stato): +10,8 miliardi

- Benefici per il sistema economico nazionale (valore aggiunto degli interventi): + 116,1 miliardi

con un risultato netto a vantaggio del sistema paese di circa 145 miliardi di euro.

Vengono analizzate poi le potenzialità insite nel sistema dei cosiddetti trasporti ad alta efficienza e le misure per il miglioramento dell’efficienza energetica, soffermandosi poi, in tema di strumenti d’incentivazione dell’efficienza, sulla necessità di apportare alcune migliorie tra cui, ad esempio, quella di correggere la misura che consente di beneficiare delle agevolazioni ai soli “utilizzatori” dell’immobile impedendo di fatto che il proprietario di un edificio possa finanziare, col consenso o su iniziativa degli inquilini, un intervento di risparmio energetico.

Il capitolo dedicato al cosiddetto sistema dei "Certificati bianchi" mette in luce come dall’avvio del meccanismo (1° giugno 2005) al 31 maggio 2010 è stata approvata l’emissione di certificati pari a 6,645 Mtep evidenziando quest’ultimo come probabile sistema di punta per il conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico previsti al 2020.

Le conclusioni del Rapporto evidenziano come le misure di efficienza energetica siano molto convenienti per la collettività in quanto, a fronte dell’investimento iniziale, i risparmi a lungo termine delle famiglie libereranno risorse per consumi più sostenibili, ridurranno i costi delle imprese, liberando risorse per retribuzioni, investimenti e innovazione, dando sviluppo alla cosiddetta "green economy".
Inoltre l’efficienza energetica, se applicata, rappresenta un importante ausilio alla collettività in quanto riduce i costi climatici e sanitari della produzione di energia, in genere e prevalentemente associati ai combustibili fossili.

Nonostante questo – sostengono tuttavia gli Amici della Terra – l’attuale sistema degli incentivi va rivisto e corretto; gli attuali incentivi per le rinnovabili elettriche, troppo elevati, aprono spazi di speculazione e vanno sostanzialmente a finanziare la diffusione di tecnologie estere, come i pannelli fotovoltaici cinesi, la maggior parte delle tecnologie per l’efficienza sono già oggi offerte dall’industria nazionale, che potrebbe quindi avvantaggiarsi da un rilancio delle misure di sostegno, rafforzando il suo posizionamento competitivo, in Italia e all’estero.
Per ottimizzare il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020, occorre una regia capace di razionalizzare gli incentivi per le rinnovabili elettriche e potenziare gli interventi di efficienza energetica, ivi inclusi quelli per le rinnovabili termiche, assai meno onerosi e ricchi di opportunità sotto ogni profilo, anche ambientale.

Certo non si può non considerare il principale scoglio a tutto questo: il costo di incentivazione dell’efficienza energetica quantificato da Amici della Terra in circa 24 miliardi di euro per il periodo 2010-2020 recuperabile in almeno due terzi attraverso il maggior gettito netto, ma che comunque presenta un conto di poco meno di un miliardo di euro all’anno.

Le tecnologie utilizzabili per il miglioramento dell’efficienza energetica riguardano praticamente tutti i settori della nostra economia. Nel corso della conferenza sono stati illustrati alcuni tra i principali casi studio sviluppati attualmente in Italia:
dalle pompe di calore per la climatizzazione che sfruttano l’energia rinnovabile a bassa temperatura; alla cogenerazione; agli impianti a ciclo Rankine a fluido organico per generazione elettrica da recupero di calore; alla integrazione di solare termico e caldaie ad alta efficienza; al teleriscaldamento; all’isolamento termico degli edifici; ai veicoli passeggeri e merci ad alta efficienza; ai servizi per la diagnosi e la gestione del risparmio energetico: sono solo alcune delle proposte dell’industria italiana nelle tecnologie e nei prodotti dell’efficienza, proposte che si stanno affermando -anche a livello internazionale- in un paese privo di fonti fossili e dal territorio scarso e delicato sotto il profilo ambientale e paesaggistico. Un paese che ricerca una maggiore competitività anche riducendo i costi esterni ambientali, che vuole risparmiare sui costi dell’energia, ridurre le emissioni di gas serra, e che vede nuove prospettive per un’occupazione stabile e qualificata.
Ora sta alla politica – ribadisce il Rapporto degli Amici della Terra - decidere se queste opportunità industriali devono rimanere residuali o se, invece, possono costituire un sistema vincente per diventare leader dell’efficienza energetica, un settore -trasversale a tutta l’economia- in cui tutto il mondo dovrà investire il massimo di risorse negli anni a venire.

Desidero infine chiudere con alcune brevi considerazioni di carattere personale. Nel corso degli interventi della conferenza, oltre a ribadire la necessità di apportare correzioni migliorative al meccanismo degli incentivi, da più parti è stata sollevata anche la questione di una scarsa predisposizione culturale da parte degli italiani ad accogliere queste nuove proposte e sulla grande importanza di contribuire alla diffusione ed alla conoscenza di queste nuove tecniche e pratiche alfine di concorrere ad un cambiamento di mentalità considerato da tutti indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Alcuni sono ricorsi ad esempi molto elementari.
L’Amministratore Delegato di Enipower ha citato la campagna “Eni si toglie la cravatta” per ridurre il consumo degli impianti di aria condizionata, sollecitato l’utilizzo di lampadine a risparmio energetico, e ha infine suggerito di abbassare di 1 °C la temperatura dei termostati per il riscaldamento delle nostre abitazioni; Alessandro Ortis, Presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, ha invitato ad un maggiore coinvolgimento delle scuole in queste pratiche ed alla lettura, a fini didattici e di sensibilizzazione, da parte degli studenti delle bollette della loro scuola; Giovanni Lelli, Commissario ENEA, ha invece suggerito d’insegnare la pratica della raccolta differenziata agli studenti delle scuole.

Come Amici della Terra tutto questo lo stiamo facendo da ormai molti anni. Abbiamo iniziato nel 1998 a portare nelle scuole un progetto "The Bet - La Scommessa" che si basava proprio sulla messa in pratica di tutti questi suggerimenti rivolti innanzitutto agli studenti ma non solo a questi.
Trovo conforto nel fatto che di questi temi parlino oggi anche i vertici delle più importanti aziende italiane.
Come si dice: meglio tardi che mai.
E trovo egualmente rilevante che alcuni tra i protagonisti di un’iniziativa di spessore come questa conferenza, che ha coinvolto il mondo della politica e dell’industria, abbiano voluto evidenziare l’importanza di stabilire un contatto stabile tra il mondo dei tecnici e quello che la nostra Presidente, Rosa Filippini, ha definito “il mondo che un tempo era chiamato della casalinga di Voghera”.
Ritengo che proprio questo compito di coniugare due realtà ancora oggi tanto distanti, il mondo della tecnologia in cui l’Italia dimostra di avere grandi potenzialità di eccellenza ma che di fatto è legato ancora ad una ristretta cerchia di adepti e quello delle persone comuni - la stragrande maggioranza di noi - ancora tanto distanti da queste tematiche, possa e debba continuare ad essere uno dei compiti fondamentali dell’ambientalismo degli anni a venire.

Michele Salvadori

domenica 10 ottobre 2010

Le buone "eco-balle"

In una società complessa i problemi non possono, ovviamente, avere che soluzioni complesse e articolate.

In tema di rifiuti i dati ufficialmente sanciti dai nostri organi di certificazione stabiliscono che nella sola Toscana nel 2009 ogni cittadino ha prodotto 663 Kg. di rifiuti (una delle medie più alte tra le regioni italiane): tale dato si riferisce peraltro solo ai cosiddetti rifiuti “urbani” (ne sono ad esempio esclusi gli speciali ed i pericolosi) ovvero appena un quarto del totale dei rifiuti prodotto. Attualmente solo 55 dei 287 Comuni della regione hanno raggiunto o superato la quota del 45% di raccolta differenziata (obiettivo 2008) e di questi solo 9 avrebbero già raggiunto il nuovo obiettivo del 55% previsto entro la fine del 2010.
La discarica di Case Passerini è ormai praticamente chiusa da un anno ed i rifiuti urbani di Firenze vengono trasportati in parte in Provincia di Pisa, a Peccioli, ed in parte in Provincia di Arezzo, a Terranuova Bracciolini.
In un simile contesto è chiaro che ogni piccolo progetto, ogni piccola idea, ogni personale, singola buona pratica volta a fornire un contributo all’attenuazione del problema “gestione e produzione dei rifiuti” rappresenta un passo importante.

E’ partendo da questo presupposto che ho deciso di parlare dell’esperienza di un socio degli Amici della Terra di Firenze, Aldo De Luca, che da circa due anni e mezzo sta gestendo un piccolo orto applicandovi delle soluzioni a mio avviso meritevoli di maggiore attenzione proprio perché del tutto sostenibili.
Aldo sta recuperando e riutilizzando le vecchie balle di juta usate dalle torrefazioni per il trasporto del caffè e destinandole, come vedremo, a più usi.

Innanzitutto egli ha creato all’interno del suo orto uno spazio adibito alla produzione del compost .

Qui le vecchie balle, abbinate al riutilizzo delle ceste normalmente usate per la raccolta delle olive, costituiscono un originale sistema per produrre l’humus che poi viene interamente recuperato sul posto per la produzione degli ortaggi.

Il compostaggio nella sua fase iniziale ...

... ed in quella finale a risultato raggiunto.
Le ceste per la raccolta delle olive, poggiate su vecchie tavole di legno, e rivestite con la tela dei sacchi del caffè vengono usate per la raccolta di tutti gli scarti organici della cucina, in tal modo interamente recuperati e sottratti alla raccolta tramite cassonetti. Man mano che si riempie una cesta, si avvia la raccolta dell’organico in quella successiva. Ma a questo sistema Aldo ha applicato la cosiddetta “lombricoltura”. I residui organici depositati nelle cassette iniziano la loro naturale fase di decomposizione nelle prime 6-8 settimane ed a partire proprio dal terzo mese di decomposizione essi sono “attaccati” dai lombrichi della specie “Rosso della California” che oltre a completare la fase di deterioramento dei residui organici contribuiscono a formare un terriccio particolarmente ricco di sostanze nutritive per le piante.

Tutto il procedimento avviene in maniera naturale e senza interventi esterni da parte dell’uomo. Una volta immessi, circa due anni fa, i primi lombrichi in una delle ceste per l’organico, essi hanno iniziato a riprodursi da soli così come da soli e spontaneamente questi vermetti - capaci di mangiare ogni giorno il doppio del proprio peso corporeo e vivere addirittura fino a 16 anni - migrano da una cassetta all’altra.

Ma il riutilizzo delle balle di juta non si limita solo a questo. Come illustrano le immagini qui riportate, esse sono utilizzate anche come pacciamanti. Aldo ha iniziato ad utilizzarle per coprire i camminamenti del suo orto facilitandosi gli attraversamenti. Quando si è accorto che la tela delle sacche impediva la crescita delle erbacce e delle piante infestanti ha deciso di applicare le balle anche come pacciamante ricavandone ulteriori vantaggi.
La coltivazione degli ortaggi ne ha tratto beneficio: grazie all’utilizzo della tela non è più necessario ricorrere a diserbanti chimici, inoltre le balle forniscono un ottimo sistema di drenaggio per l’acqua piovana che viene meglio assorbita. In questo modo si è praticamente dimezzato il fabbisogno di acqua per le piante. L’uso della tela di iuta è perfettamente sostenibile in quanto non inquina essendo un prodotto naturale ed in più consente quella traspirazione che invece il normale telo pacciamante in polietilene impedisce. Inoltre le balle preservano il terreno evitandone l’eccessivo indurimento con la conseguenza che al cambio di stagione non è più necessario ararlo ma sarà sufficiente zappettare un po’ la terra in superficie prime di procedere alle nuove semine.

Sopra le balle non cresce praticamente nulla e quel poco che vi spunta lo si elimina facilmente con il gesto di una mano. Quello che cresce sotto la tela secca in breve tempo per mancanza di luce e viene riassorbito direttamente dal terreno.

Ricapitolando con l’uso di queste vere “eco balle”, così soprannominate da Aldo - che sul tema ha realizzato un sito internet a questo indirizzo davvero interessante - si recupera materiale organico, si riutilizza qualcosa altrimenti destinato alla discarica, si riduce il lavoro dell’uomo, si evita l’uso di diserbanti chimici, si risparmia sull’utilizzo dell’acqua e grazie al compostaggio si ottiene anche un ottimo ammendante prodotto sul posto e pronto per l’uso.

Inoltre l’orto di Aldo è una specie di salotto dove si può tranquillamente camminare senza dover ricorrere all’uso di stivali in gomma.

Le balle, essendo totalmente fabbricate in fibra naturale, hanno un ciclo di durata limitata nel tempo - circa un anno - al termine del quale debbono essere sostituite con delle nuove.
I filamenti che compongono le balle ancora nuove, una volta separati, possono essere impiegati e dunque riutilizzati anche come singoli legacci per sostenere le piante. Pensate che da una sola balla si possono ricavare 600 cordicelle da 70 cm e 300 da un metro!


Aldo in proposito ci fa però una raccomandazione importante: di recente è iniziata la produzione di sacche in misto nylon e iuta probabilmente più resistenti ed economiche rispetto alle tradizionali. Quest’ultime sono naturalmente da evitare in quanto non possiedono i requisiti ecologici delle originali interamente in tessuto naturale!

Nell’orto-salotto di Aldo non si butta via niente e così sono recuperate anche le vecchie compostiere un tempo distribuite dal Comune di Firenze che in parte sono adibite a contenitori per attrezzi e sementi ed in parte ancora utilizzate per la loro funzione originaria e tra l’altro come luogo di destinazione finale delle tele di juta ormai in stato di decomposizione.
Ma il risultato migliore di tutti è un altro: Aldo, al termine della mia visita mi ha regalato un sacchetto di pomodori che naturalmente ho subito “consumato” la sera a cena con mia moglie. Siamo ad ottobre inoltrato ed ormai la stagione dei pomodori si va esaurendo; eppure il colore, il sapore, la qualità del prodotto, ve lo assicuro, era decisamente, superbamente superiore a quanto siamo purtroppo abituati e costretti ad acquistare nei grandi centri commerciali.


Chi volesse avere maggiori informazioni può rivolgersi direttamente ad Aldo al seguente indirizzo mail: aldo@vereecoballe.it

Michele Salvadori